Il mercato dell’arte in Italia soffre della mancanza di applicazione diffusa di strumenti a tutela della produzione e a sostegno dell’acquisizione e della circolazione delle opere, nonché della sostenibilità del lavoro degli attori coinvolti in questi processi. Tali strumenti sono indispensabili “per la definizione di un assetto di rapporti più rispondente alle necessità di un mercato in cerca di legittimazione e di una categoria professionale in cerca di riconoscimento”, come afferma Alessandra Donati ne Il contratto degli artisti. Nuovi modelli di trattativa (Giappichelli Editore, Torino 2012), un bisogno di riconoscimento che si estende, a nostro avviso, a tutte le professionalità del settore.
A tal proposito, all’interno del Tavolo “Quale futuro per il mercato dell’arte?” sono emersi alcuni nodi fondamentali che si auspica possano trovare corretta definizione nelle prassi del Legislatore e in quelle del sistema dell’arte: dagli incentivi fiscali per la produzione e l’acquisizione di opere degli artisti emergenti (in special modo italiani), al ripensamento del ruolo del collezionista come mecenate e della galleria come impresa culturale.
Ma, affinché si possa implementare un sistema normativo in grado di tutelare tutte le parti interessate, e quindi soddisfare i bisogni sopradescritti, è necessario che il ripensamento del modello che ne regola i rapporti sia condotto in sinergia fra i vari attori e che il mercato dell’arte sia fondato su principi di etica e trasparenza, di condivisione della responsabilità e del rischio.
Durante l’attuale crisi dovuta alla pandemia di COVID-19, molte professioniste e professionisti dell’arte contemporanea, proprio a causa della configurazione dei loro rapporti di lavoro, sono state escluse da qualsiasi forma di ammortizzatore sociale oltre che dai meccanismi straordinari di tutela previsti dal governo.
Appurata l’assenza di una contrattualizzazione adeguata nei diversi contesti di esposizione e produzione dell’arte contemporanea, AWI propone di partire da una ricognizione degli strumenti già esistenti, per incentivare una strategia comune che galleristi, collezionisti, fondazioni e musei possono mettere in atto per supportare concretamente e continuativamente il lavoro di artiste/i e professioniste/i.
Nel caso dei rapporti di collaborazione tra artista e gallerista, ad esempio, proponiamo di formalizzare dei contratti basati sulla reciproca responsabilità, su diritti, doveri e garanzie bilaterali, oltre che sulla cura del percorso dell’artista.
Lo spettro delle prestazioni che dovrebbero essere regolate da altrettante formule contrattuali è molto ampio e comprende:
- la collaborazione, realizzazione di opera d’arte site-specific, installazione temporanea, performance;
- la produzione di opere d’arte;
- il deposito, vendita, commissione, regolamentazione di prestito;
- la realizzazione di mostre e progetti espositivi.1
È auspicabile, inoltre, che questi contratti comprendano una previsione delle spese di produzione e/o copertura dei costi e una fee minima garantita svincolata da eventuali ricavi di vendita, oltre che – in caso di vendita – una chiara definizione delle percentuali spettanti alle parti.
È essenziale che questi contratti siano stipulati al momento dell’incarico; lo stesso iter dovrebbe riguardare, per estensione, tutte le figure coinvolte come curatrici, assistenti curatori, ricercatrici, performer, producer, critici, project manager, consulenti, coordinatrici, per collaborazioni da svolgersi in ambiente fisico e/o digitale.
Assunto che venga garantito un equo compenso, a prescindere dalla forma contrattuale concordata dalle parti, che consenta di coprire gli oneri fiscali e previdenziali sostenuti dalle professioniste/i, è altresì necessario introdurre condizioni che tutelino la sicurezza del lavoratore, durante le fasi della collaborazione. E’ in questo senso auspicabile l’estensione della copertura assicurativa (della galleria o dell’ente ospitante) ad artiste/i e professioniste/i in particolare in osservanza della delicata fase di allestimento.
In caso di soggetti senza partita iva, nell’ottica di accedere a misure previdenziali (come NASPI, maternità, malattia, infortuni), indichiamo l’assunzione di artiste/i, professioniste/i (specialmente i più giovani) con contratti di lavoro subordinato di tipo determinato (es. intermittente o co.co.co), prendendo in considerazione anche la possibilità, in sede di negoziazione, di lavorare in sinergia con consulenti del lavoro o cooperative di tutela quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, SMART ed ACTA.
Crediamo che sia necessario che tale forma di contrattualistica venga adottata da tutti gli operatori in modo uniforme sul territorio nazionale come standard di buone pratiche condivise, volte a introdurre nel sistema una dinamica di cura e fiducia reciproca. Una regolamentazione di questo tipo sarà in grado di innescare un meccanismo vincente per tutte le parti, tale da creare solidità, qualità e affidabilità sia sul versante artistico che di mercato.
1 Modelli di contratti di questo tipo sono reperibili all’interno della pubblicazione sopra citata Il contratto degli artisti. Nuovi modelli di trattativa (Alessandra Donati, Giappichelli Editore, Torino 2012)